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Cara

Oggi nel pomeriggio, trasmessa da una radio posta in diffusione nell’azienda presso cui lavoravo, ho ascoltato e cantato a mezza voce questa canzone.

Che dire, è di una struggente bellezza.

http://youtu.be/A9ZdV0wrseA

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Evaporato in una nuvola rossa in una delle molte feritoie della notte

Amico fragileSedici anni fa ci lasciava, “andava oltre”, Fabrizio de Andrè. Per me saperlo fu un piccolo shock, una cosa del tutto inaspettata.
Sino a quel momento faceva parte di quel pantheon di persone di riferimento, di quegli artisti di cui si seguiva ogni passo, anche i più difficili.

Delle sue canzoni ho ricordi legati ad età e luoghi.

Probabilmente non avevo ancora dieci anni e nell’oratorio si Serramanna, paese natale di mia madre, si suonava La città vecchia, Marinella, Bocca di rosa. Decisamente molto poco ecclesiastiche, ma io al tempo non ero in grado di capirlo. Erano i primi anni settanta, anni in cui tutto, anche la religione, era soggetta a rivisitazione.

Bocca di rosa, Marinella e La guerra di Piero erano la prima palestra di me strimpellatore alla chitarra quando ancora frequentavo le scuole medie.

La vera rivelazione da quasi adulto, avrò avuto sedici o diciassette anni, l’ho avuta quando si iniziò ad ascoltare in giro il doppio LP in concerto con la PFM.
I suoi testi e la sua musica filtrata nel progressive della Premiata Forneria Marconi.
Fantastico!!!

Negli ultimi anni di liceo non è più lui a cercarti quando ascoltavi la radio, quelle libere non la RAI, alla RAI certe sue canzoni difficilmente passavano. Sei tu che lo cerchi e ascolti anche i lavori più difficili: La Buona Novella, Storia di un impiegato, Non all’amore non al denaro né al cielo.
Era necessario ascoltarli più volte, alcuni brani non erano facili, non c’era ancora un Morgan a sdoganare il De André colto.

Sino alla fine, sino ad Anime Salve la qualità musicale e intellettuale è sempre stata grandissima.

Mentre scrivo ho come sottofondo il concerto al teatro Brancaccio del ’98, un anno prima della scomparsa. Un suo testamento musicale.
Un concerto di altissima qualità artistica.
Sul palco c’è una collezione di maestri e la presenza dei figli Cristiano e Luvi arricchisce il valore del concerto.

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore
troppo, “Se mi vuoi bene piangi ”
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo “Mi ricordo”:
per osservarvi affittare un chilo d’erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri “Come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo “Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta.”
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi sospeso in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

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Oro Incenso e Birra

Oro Incenso e BirraCredo che tranne rare eccezioni in una carriera artistica ci sia una crescita, un apice e poi si cerchi di vivere di rendita.
Comunque la vena, ispirazione potente, cali e non permetta di produrre i capolavori di prima.

In una intervista recente, potrebbe essere di De Gregorio ma potrò anche sbagliarmi, si diceva che è come se, raggiunto l’apice senza sapere veramente come, si passi il resto della carriera temendo che il pubblico si accorga che in fin dei conti è stato un caso.

Credo che Zucchero l’apice l’abbia raggiunto con Oro Incenso e Birra e credo che i primi tre brani dell’album abbiano una forza primordiale.

Overdose (d’amore)

Nice (Nietzsche) che dice

Il mare (impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle)

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C’era una volta Grease

Ci sono cose che con passare del tempo non reggono, altre che invece anche a distanza di anni mantengono una loro dignità.

Di Grease, visto al cinema quando uscì nel ’78, ricordo ancora la bellezza di Olivia Newton-John. Sarà che ero all’inizio della mia adolescenza, ma lei mi appariva di un altro pianeta.

Mia era già capitato di vedere il primo video, quasi una rimpatriata tra vecchi compagni di classe.
Questa volta sono andato a cercare lo spezzone originale.

Lei benché gli anni non abbiano infierito più di tanto, 35 anni fa era bellissima. Lui, visto con occhio maschile, l’età l’ha notevolmente migliorato.

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Agnese dolce Agnese

Ivan Graziani ha fatto da colonna sonora di una buona parte della mia adolescenza. Sicuramente lui tra i suoi contemporanei non è quello che ha lasciato una traccia molto evidente, ma alla fine degli anni ’70 ha scritto alcune cose che ancora oggi hanno un valore.

Da una parte c’era Baglioni, con i suoi amori da cartolina e da oratorio, dall’altra c’erano Graziani, Bennato, De Andrè.
Era una scelta di campo.

http://youtu.be/M27HtXQta8A

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A me mi piacciono gli EELST

Elio e PaolaDa poco è stata pubblicato uno studio che è arrivato a conclusioni a cui io ero già giunto nella mia totale empiricità.
Il risultato di questo studio ha occupato per diversi giorni uno dei boxini della colonna di destra dei più titolati quotidiani nazionale online.
Per intenderci, ha fatto compagnia a diversi scoop tipo: Belen sorpresa nuda, galleria fotografica del tronista di turno sorpreso in atteggiamento lascivo con una delle partecipanti del grande fratello numero sette.
Insomma, parliamo di cultura e scienza con la “c” maiuscola.

In breve, nell’articolo ci veniva spiegato come la musica che ascoltiamo nell’adolescenziale, ovverosia i gusti musicali che maturiamo in quella fascia d’età siano quelli che ci portiamo avanti per il resto della nostra vita.

Il mio bagaglio di De Andrè, Bennato, Graziani, Genesis, Pink Floyd arrivano dritti dritti dalla mia fascia 13-18 anni. Il resto spessissimo è noia.

Poi come rara eccezione c’è qualcosa che si aggiunge dopo i 25 anni.

Una di queste sono gli Elio e le storie tese.
Non ho memoria di quando li ho ascoltati per la prima volta, ma so per certo che è stata una folgorazione. E questo ancora prima che fossero conosciuti dal vasto pubblico dopo il primo Sanremo.

Il video che segue serve a comprendere perchè li reputi dei geni.

P.S.
Feiez non ti dimenticherò mai.

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