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La palla di fuoco

AntaresOgni tanto purtroppo succede, ma almeno questa volta non ci sono state vittime.

Probabilmente molti hanno ancora impresso nella memoria le immagini dell’esplosione durante le fasi di decollo dello Space Shuttle Challanger nel gennaio del 1986 o le immagini della disintegrazione al rientro del Columbia a febbraio 2003.

Potrei dire una inesattezza, ma in questi due incidenti c’è stato il maggior numero di vittime legate alle missioni spaziali americane.

Il film Apollo 13 racconta nella sua spettacolarizzazione dell’evento, un incidente mortale evitato, relegandolo la cosa alla sola categoria di incidente.

La cosa peggiore capitata in precedenza fu la tragedia a terra, durante una delle prove generali prima della messa in orbita, dell’Apollo 1. Prese fuoco il modulo di comando uccidendo l’intero equipaggio.

Ogni tanto mi capita di ragionare su due cose: la prima è che per riuscire ad allontanarsi dall’orbita terrestre il razzo è scomposto principalmente di propellente e solo in piccola parte da equipaggio o materiali da portare in orbita. La differenza del vettore da una enorme bomba è infinitesimale.
La seconda è che ancora oggi il calcolo della trattoria balistica è fondamentale perché l’oggetto che lascia la terra vada regolarmente a occupare l’orbita prestabilita.

Un errore di calcolo e il nostro bell’oggettino va o a disintegrarsi nell’atmosfera o a perdersi da qualche parte nel freddo spazio esterno.

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