C’è modo e modo di fare giornalismo e in un momento in cui l’editoria e i principali media di informazione attraversano una profonda crisi di risultati economici, sembra che urlare, parlare per slogan, rendere la notizia epica o tragica sia l’unica ricetta per campare.
E se questo è vero per la carta è ancora più vero per il web, dove la raccolta pubblicitaria è legata a quante volte un banner viene visualizzato o cliccato.
La caccia al page view è spietata e neppure le più rinomate testate giornalistiche si salvano.
Una occhiata alla home page di corriere.it o alle imbarazzanti gallerie fotografiche di repubblica.it sono i tristi esempi.
In questo universo ci sono diverse eccezioni. Uno dei siti che spesso cito e di cui riporto il link è il post.it.
Lo leggo spesso perché se voglio approfondire un argomento di attualità o capire semplicemente di cosa esattamente si stia parlando nelle sue pagine spesso trovo una risposta.
Un esempio può essere questo articolo su ebola:
http://www.ilpost.it/davidedeluca/2014/11/26/dove-arriva-ebola/.
Ma lo stesso si può dire se parliamo dell’articolo 18 o dell’ISIS o IS che di si voglia.
C’è ancra un po’ di speranza per l’informazione sul web.
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