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Ho vinto il Casto

Alpstation Monte Casto TrailCominciamo a raccontare un po’ da lontano.

L’ultima maratona che ho corso risale al 2012 e la qualità degli allenamenti e della forma fisica è andata lentamente ma inesorabilmente a decadere.

È’ iniziata una serie di piccoli e fastidiosi infortuni che sono stati a volte il motivo e a volte la scusa per non uscire a correre.
Praticamente la crisi del settimo anno podistico.

Per dare una svolta alla cosa bisogna trovare delle motivazioni e cosa c’è di meglio se non porsi un traguardo sfidante. Estremamente sfidante!

La versione breve del Trail del Monte Casto, la 21 chilometri D900+, cioè 900 metri di dislivello positivo, cioè la somma delle salite arriva a sommare 900 metri, l’avevo corsa lo scorso anno. Era stato il mio esordio nel mondo del trail.

Ero reduce da una fastidiosissima sciatalgia che mi aveva perseguitato è fatto soffrire per diversi giorni. Partivo ripetendomi il mantra: “Per quanto poco allenato 21 chilometri si fanno anche camminando”.
Una volta terminata dissi a mia moglie che mi attendeva al traguardo che ero stanco come se avessi corso una maratona.

Era stato gettato un seme, dentro di me una vocina diceva: “Se hai fatto la 21 se vuoi puoi fare la 46”.

Per farla breve, ottobre si avvicina e anche se la forma non è smagliante, almeno è da un po’ che sto bene, dopo un inverno scandita dal nervo sciattico. Cedendo agli inviti e alle tentazioni di amici DRS, benedetto Ghirlanda, con tanti dubbi e tante perplessità mi iscrivo.

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Il portellone tondo

AirNewZealandAnni fa leggevo un articolo che spiegava come per le compagnie aeree fosse difficile far prestare attenzione agli annunci di sicurezza prima dell’inizio del volo.

Per intenderci, stiamo parlando di quando ti spiegano come si allacciano e si slacciano le cinture di sicurezza, dove sono le uscite di emergenza, come procurarsi e usare le maschere per l’ossigeno, ecc.

Nella remota ipotesi di un incidente aereo è molto importante che i passeggeri abbiano una benché minima idea di quali siano le procedure. Naturalmente parliamo di un incidente su cui ci sia qualcosa da fare, tipo l’atterraggio di emergenza sul fiume Hudson con entrambi i creatori bloccati dove la perizia dei piloti ha evitato una tragedia.

Prima ho trovato questo video sul sito di deejay.it

Poi cercando l’originale su youtube sono andato a parare su quest’altro, ovvero se pensate che ridipingere le pareti di casa sia un’impresa, immaginate cosa possa essere imprimere la livrea a un Boeing 787.

E comunque non ho ancora visto un aereo col portellone tondo.

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Asimov che torna

robot_asimovOgni tanto riprendo dei libri già letti da tempo per rileggerli.

Complice l’età che avanza, ma spesso ricordo abbastanza poco dei libri letti venti o trent’anni prima.

Questa volta è toccato a un classico: “Io, robot” di Isaac Asimov.

Ho apprezzato Asimov da quando ero adolescente. Non ricordo il primo romanzo letto, probabilmente fu “Le correnti dello spazio”.
Sicuramente la trilogia galattica ha siglato la stima duratura.

Gli ultimi romanzi, quelli dedicati a ricollegare alcuni filoni della sua narrazione forse non sono stati all’altezza, ma credo di potergli perdonare questa flessione di qualità.

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

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Capire il momento

Non è sempre facile capire il momento in cui ci si trova per intervenire adeguatamente.

Nel piccolo, è come quando ci si trova in una grande tavolata in cui vanno avanti in parallelo diversi discorsi.
L’esperienza di persona adulta mi ha insegnato che, prima di dire la mia in una discussione che sino a quel momento non avevo seguito, ascolto per alcuni minuti tacendo.
Troppe volte mi è capitato di fare interventi a sproposito solo perché avevo travisato quanto si diceva.

Allo stesso modo, nella situazione politica attuale, ognuno di noi si sente in diritto di dire la sua spesso senza avere una vera conoscenza e cognizione della complessità del problema su cui va a sentenziare.

Diverse settimane fa ho letto un articolo sul ilpost.it che purtroppo non trovo più, dove viene spiegata una seria teoria secondo cui più si è ignoranti su argomento più facilmente si crede di avere la soluzione definitiva.

Tutto questo ragionamento si riassume nella massima: “Prima di azionare la bocca ricordarsi di accendere il cervello”.

Fonte del video: linus.blog.deejay.it/2014/10/21/tetris/
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Nascosto alla vista

Sella del diavoloDella serie “Piccoli tropici di casa”, ovvero luoghi che in pochi conoscono ma che sono parte del tuo ambiente prossimo.

E’ un po’ come andare ad aprire quella porta che si è mantenuto sempre chiusa, che anzi neppure si sapeva che li ci fosse.

La Sella del Diavolo fa parte da sempre dell’immagine che il cagliaritano ha del Poetto, la spiaggia cittadina. E’sempre stata lì a delimitare l’inizio della spiaggia, a fare fa segnaposto, a sorvegliare dall’alto il porticciolo di Marina Piccola.

Ma appena dietro l’angolo, lungo il suo profilo nascosto, complice i vincoli militari che per anni ne hanno ostacolato la vista, c’è quello che si vede in foto.

A onor del vero c’è tanto altro, ma bisogna esplorare e andarselo a cercare.

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E lo chiamano autunno

E lo chiamano autunno.<br /><br />#autumn #autunno #molosantelmo #barche #sails #porto #harbor #cagliari #casteddu #sardegna #sardinia #italy #italia #hipstamatic #picoftheday #instagood #photooftheday #instamood #iphonesia #instaitalia #igersardegna #igersitalia #poldo_ Il calendario ci dice che siamo in autunno da circa un mese, ma il meteo continua a parlare di estate.

Anche oggi un po’ di mare e bagno. La temperatura dell’acqua continua a essere ottima.

Anche l’anno scorso la stagione si è prolungata, ma non ricordo sino a quando.

Finché dura godiamocela.

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Esplorando l’insieme

Mandelbrot 4Collochiamoci temporalmente nel 1985, nel periodo in cui la mia passione per l’informatica è all’apice.

Per casa passa il numero de Le Scienze che, in una sua rubrica di fondo dedicata alle curiosità matematiche, parla dell’insieme di Mandelbrot.

Fu amore a prima vista.

Amore spesso non corrisposto a pieno a causa dell’ineguatezza dell’hardware in possesso, dei linguaggi di programmazione utilizzati e dalla perizia del programmatore.

Ogni punto che viene visualizzato è frutto di una algoritmo che viene ripetuto più volte. Ogni volta prende in considerazione il valore ottenuto nel calcolo precedente (ricorsivo). Il calcolo viene interrotto quando il risultato tende all’infinito. Il colore viene attribuito in base a quante iterazioni sono state necessarie per arrivarci.

La parte centrale e nera è formata da quei punti per cui il risultato non tende mai all’infinito.

Scritto così il tutto può apparire estremamente noioso, ma non lo è.

Infatti quello che affascinanè che si può zoomare all’interno dell’insieme e trovare sempre nuove immagini, immagini che non sono altro che la rappresentazione grafica di una funzione.

L’unico vero limiti è la potenza di calcolo.

Qui si trova l’articolo apparso nel 1985, mentre una veloce ricerca su internet permette di trovare del software per esplorare l’insieme.

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Alan Ford

Alan Ford e Bob RockL’amore per un certo genere di fumetti è un indicatore di una precisa generazione.

Se dico di amare Alan Ford e più in generale l’opera di Magnus, colloca la mia giovinezza nell’arco degli anni ’70.

Quella del fumetto in Italia è un filone che lentamente è andato a esaurirsi. Oggi, tranne pochissime eccezioni, la produzione è pressoché inesistente.

Si vive molto di rendita, ovvero di ripubblicazione periodica di testate che son diventate storiche.

Lo stesso Alan Ford continua ad essere pubblicato, ma continuano ad essere ristampati i primissimi numeri che risalgono a oltre 40 anni fa. Ristampe che continuano ad avere delle vendite.

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Code is Poetry

SpirografoCode is poetry

Così recita in fondo alla propria pagina wordpress.org, ovvero uno dei software più famosi e diffusi per gestire contenuti.

Però guardando una pagina di questo sito o di un altro tipo ilpost.it, che usano entrambi a livelli differenti WP, il concetto di poesia rimane abbastanza sottinteso.

Ci sono altri casi in cui, per quanto possa sembrare futile la finalità, la poesia diventa più esplicita.

nathanfriend.com/inspirograph è uno di quei siti che trasformano l’arido e razionalissimo codice in qualcosa di diverso, di più alto.

P.S.
Invito a leggere la breve biografia dell’autore tornando alla pagina principale del sito.

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Correndo nel blu

Cala SisineCirca un anno fa, un amico podista milanese mi raccontava di aver ricevuto l’invito per andare a correre lungo quel percorso chiamato “Profondo Blu”.

Gli dissi che il sentiero si snodava lungo una delle zone più spettacolari della Sardegna è che onestamente, prima di affrontarlo di corsa, sarebbe stato meglio farlo una prima volta al passo lento del sentierista.

Tranne alcune deviazione, l’ho percorso da Baunei a Cala Gonone diverso tempo fa, per la precisione nel luglio del 1988, e ancora conservo un ricordo bellissimo. Cinque giorni tra mare, roccia calcarea abbagliante al sole e natura selvaggia.

Fosse per me, lo rifarei anche domani.

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