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Cercando ispirazione

Oggi, cercando ispirazione per il post, sono partito da qui per arrivare al video che segue.

Ho già scritto in passato degli Elio e le Storie Tese e vedendo questo video continuo a ritenerli dei maestri.

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L’ombrellino

Ombrellino cocktailLa cosa mi ricorda un dialogo di un film con Tom Cruise, probabilmente Cocktail, in cui il protagonista spiegava alla donna che aveva di fronte al tavolo di un bar che l’uomo che aveva inventato l’ombrellino che orna i gelati e i cocktail era stramilionario.

Questo ho pensato leggendo l’articolo de Il Post sui tappi dei contenitori di caffè.

Bere da un contenitore aperto mentre si cammina senza rovesciarsi tutto addosso o senza scottarsi infatti è pressoché impossibile, soprattutto se si tratta di caffè o tè molto caldo. Negli anni Settanta se un cliente di una caffetteria voleva portarsi via il caffè caldo da bere per strada doveva farsi da solo un buco nel tappo di plastica che chiudeva il bicchiere, e bere attraverso quello. Ma questo tipo di manovra era così scomoda che spesso le persone rischiavano di bruciarsi la mano o sbrodolarsi il caffè addosso. Così negli anni Ottanta ingegneri ed esperti di packaging alimentare cercarono di trovare una soluzione al problema, arrivando a un prodotto simile a quello usato adesso: un coperchio di plastica che chiude ermeticamente il bicchiere di carta ma ha un foro dal quale bere comodamente anche camminando.

Leggi l’articolo integrale.

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Solo nove minuti per lo spazio

Il lancio della Soyuz Il fascino del volo è grande, del volo spaziale è enorme.

Ho la fortuna di appartenere a quella generazione che ha il ricordo in prima persona delle missioni lunari del progetto Apollo.
Del primo allunaggio ho un ricordo molto vago, non avevo compiuto ancora sei anni, ma per le missioni successive la memoria è presente.

Oggi inizia la missione di Samantha Cristoforetti, la prima italiana che parteciperà a una missione spaziale.

Su Il Post c’è un bel l’articolo che descrive i nove minuti che separano la terra dallo spazio.

Se tutti i controlli vanno a buon fine, viene dato il via libera per la partenza del razzo, il momento più spettacolare per chi rimane sulla Terra a guardare tre esseri umani seduti su 300 tonnellate di propellente, carburante che brucerà in pochi minuti davanti ai loro occhi.

Quando finisce il conto alla rovescia, i quattro razzi ausiliari (booster) laterali e il razzo del blocco centrale si accendono, mentre i bracci che tenevano ferma lo Soyuz sulla rampa di lancio terminano di aprirsi svincolando il lanciatore. La spinta verticale fornita dai booster fa staccare dal suolo la Soyuz che inizia la sua ascesa. A questo punto, tutto avviene molto rapidamente.

Il lanciatore si inclina e inizia a seguire una parabola che lo porterà a essere orientato già come l’orbita che dovrà seguire la Soyuz dopo avere superato l’atmosfera. Gli astronauti a bordo in questa fase subiscono un’accelerazione di 1,5 g, pari quindi a una volta e mezzo l’accelerazione di gravità media misurata al suolo.

Continua a leggere integralmente l’articolo

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La palla da biliardo spaziale

Roseta e la cometa Proviamo a immaginare un giocatore di biliardo che riesca con un colpo secco iniziale a mandare in buca una particolare palla dopo aver toccato un notevole numero di volte le sponde e dopo che sono passate innumerevoli giorni senza che il moto venga mai interrotto.

Questa è l’estrema semplificazione di quello che sono riusciti a fare con l’invio della sonda Roseta.

Nelle missioni spaziali spessissimo è tutta una questione di balistica: si “spara” un missile dalla terra, un missile che porterà nello spazio il suo prezioso carico. Fin dall’inizio si è decisa direzione e forza dello sparo. Dopo non ci saranno molti margini per aggiustare il tiro.

Roseta è stata lanciata dieci anni fa calcolando una traiettoria che sfruttasse la forza di gravità di diversi pianeti, terra inclusa. Traiettoria che dopo 10 anni avrebbe intersecato la cometa oggetto della missione.

Per me, comune mortale, si tratta praticamente di un miracolo.

Qui una bella galleria di immagini scattate sia da Roseta che dal lander.

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Cinico qb

MakkoxL’ho conosciuto tramite Il Post, in precedenza non mi era mai capitato di vedere i suoi lavori.

E’ stato amore a prima vista.

Cinico, caustico e irriverente quanto basta. Makkox ora con Gazebo ha il successo che si merita.


Qui una raccolta dei suoi lavori
pubblicati sempre su Il Post.

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I fratellini di Tron

Arkanoid

Non ho mai fatto veramente dei conti seri, ma credo di aver speso svariate centinaia di migliaia di lire in flipper e videogiochi.

Con i flipper mi sono fermato quando da elettromeccanici sono diventati molto più elettronici e sopratutto quando da cinque sono passati a tre palline per partita.

Con i videogiochi ho invece vissuto la parabola iniziale. Dal primissimo Pong allo stragiocato Space Invaders.

Ricordo un viaggio a Parigi nel 1980 dove vidi per la prima volta Galaxy, una evoluzione bellissima dei marzianetti.

Internet Archive è uno strano sito che già in precedenza conoscevo come archivi storico di siti internet.

Oltre a questo ha una sezione dove archivia varie emulazioni di giochi arcade:
https://archive.org/details/internetarcade

Sono tanti fratellini del cinematografico Tron.

E’ possibile giocare anche dal proprio browser.

Rimango sempre affascinato da cosa si riusciva a fare con l’hardware del tempo.

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Dove dormono i doodle

DoodleDove vanno a finire i doodle il giorno dopo la loro comparsa?

Si, perché loro hanno l’effimera vita di un giorno. Appaiono oggi, ma domani non ci saranno. Ieri c’erano, ma ora non più.

Su google.com/doodles si trova la vasta collezione dei diversi doodle apparsi, compresi quelli pubblicati in nazioni diverse da USA o Italia.

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Il portellone tondo

AirNewZealandAnni fa leggevo un articolo che spiegava come per le compagnie aeree fosse difficile far prestare attenzione agli annunci di sicurezza prima dell’inizio del volo.

Per intenderci, stiamo parlando di quando ti spiegano come si allacciano e si slacciano le cinture di sicurezza, dove sono le uscite di emergenza, come procurarsi e usare le maschere per l’ossigeno, ecc.

Nella remota ipotesi di un incidente aereo è molto importante che i passeggeri abbiano una benché minima idea di quali siano le procedure. Naturalmente parliamo di un incidente su cui ci sia qualcosa da fare, tipo l’atterraggio di emergenza sul fiume Hudson con entrambi i creatori bloccati dove la perizia dei piloti ha evitato una tragedia.

Prima ho trovato questo video sul sito di deejay.it

Poi cercando l’originale su youtube sono andato a parare su quest’altro, ovvero se pensate che ridipingere le pareti di casa sia un’impresa, immaginate cosa possa essere imprimere la livrea a un Boeing 787.

E comunque non ho ancora visto un aereo col portellone tondo.

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Esplorando l’insieme

Mandelbrot 4Collochiamoci temporalmente nel 1985, nel periodo in cui la mia passione per l’informatica è all’apice.

Per casa passa il numero de Le Scienze che, in una sua rubrica di fondo dedicata alle curiosità matematiche, parla dell’insieme di Mandelbrot.

Fu amore a prima vista.

Amore spesso non corrisposto a pieno a causa dell’ineguatezza dell’hardware in possesso, dei linguaggi di programmazione utilizzati e dalla perizia del programmatore.

Ogni punto che viene visualizzato è frutto di una algoritmo che viene ripetuto più volte. Ogni volta prende in considerazione il valore ottenuto nel calcolo precedente (ricorsivo). Il calcolo viene interrotto quando il risultato tende all’infinito. Il colore viene attribuito in base a quante iterazioni sono state necessarie per arrivarci.

La parte centrale e nera è formata da quei punti per cui il risultato non tende mai all’infinito.

Scritto così il tutto può apparire estremamente noioso, ma non lo è.

Infatti quello che affascinanè che si può zoomare all’interno dell’insieme e trovare sempre nuove immagini, immagini che non sono altro che la rappresentazione grafica di una funzione.

L’unico vero limiti è la potenza di calcolo.

Qui si trova l’articolo apparso nel 1985, mentre una veloce ricerca su internet permette di trovare del software per esplorare l’insieme.

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Da Pigro a Rospo

ivan_graziani_-_pigro_-_frontQuello che mi appresto a scrivere è decisamente fuori stagione. Sarebbe stato più coerente se scritto a febbraio, ma tant’è, sempre per una serie di pensieri che si concatenano, sono arrivato ai Quintorigo.
Giusto perché venga messo agli atti, son partito dall’ascolto di Pigro di Ivan Graziani questa mattina su Radio Deejay, nella trasmissione del Trio Medusa.

Quest’ultimo anno credo di non aver visto neppure cinque minuti di Sanremo. Non che io abbia qualcosa contro il concorso canoro, ma dato che già normalmente vedo pochissima TV, la cosa è passata nella mia totale indiferenza.

Anni fa non era così, anni fa c’era la certezza che nella melassa di sentimenti immersi nel luogo comune si trovasse sempre qualche perla.
Gli esempi classici ed eclatanti sono un Vasco Rossi o uno Zucchero Fornaciari che, decisamente fuori contesto, vanno sul palco a cantare delle canzoni da fondo classifica del concorso ma che oggi consideriamo classici.

Ecco, io a Sanremo aspettavo questo, l’eccezzione.

Una era questa.

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