Quanto successo a Parigi nei giorni scorsi mi ha fatto tornare in mente un sito web legato indissolubilmente all’11 settembre 2001.
Il sito si chiama hereisnewyork.org e nasce come raccolta di materiale fotografico legato al prima, durante e dopo la tragedia delle Twin Towers.
Se lo si visita oggi, purtroppo, non ha la totalità delle pagine e delle immagini disponibili, ma quello che si può vedere è sempre tanto.
Il sito acquisisce valore nell’aver raccolto per immagini quello che era il World Trade Center, dato che delle immagini della tragedia e del dopo tragedia siamo stati sommersi.
Sedici anni fa ci lasciava, “andava oltre”, Fabrizio de Andrè. Per me saperlo fu un piccolo shock, una cosa del tutto inaspettata.
Sino a quel momento faceva parte di quel pantheon di persone di riferimento, di quegli artisti di cui si seguiva ogni passo, anche i più difficili.
Delle sue canzoni ho ricordi legati ad età e luoghi.
Probabilmente non avevo ancora dieci anni e nell’oratorio si Serramanna, paese natale di mia madre, si suonava La città vecchia, Marinella, Bocca di rosa. Decisamente molto poco ecclesiastiche, ma io al tempo non ero in grado di capirlo. Erano i primi anni settanta, anni in cui tutto, anche la religione, era soggetta a rivisitazione.
Bocca di rosa, Marinella e La guerra di Piero erano la prima palestra di me strimpellatore alla chitarra quando ancora frequentavo le scuole medie.
La vera rivelazione da quasi adulto, avrò avuto sedici o diciassette anni, l’ho avuta quando si iniziò ad ascoltare in giro il doppio LP in concerto con la PFM.
I suoi testi e la sua musica filtrata nel progressive della Premiata Forneria Marconi.
Fantastico!!!
Sino alla fine, sino ad Anime Salve la qualità musicale e intellettuale è sempre stata grandissima.
Mentre scrivo ho come sottofondo il concerto al teatro Brancaccio del ’98, un anno prima della scomparsa. Un suo testamento musicale.
Un concerto di altissima qualità artistica.
Sul palco c’è una collezione di maestri e la presenza dei figli Cristiano e Luvi arricchisce il valore del concerto.
E poi sorpreso dai vostri “Come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo “Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta.”
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.
E poi sospeso in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.
Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.
E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.
Sono giornate confuse, giornate in cui i nostri convincimenti e i nostri ideali sono messi a dura prova.
Come ormai da alcuni anni accade, Facebook è lo specchio della pancia dei sui frequentatori.
Se da una parte praticamente tutti dichiarano “Je suis Charlie”, dall’altra quando si tratta di declinare lo stesso ideale sulla libertà di religione e di opinione le certezze vacillano.
La generalizzazione regna sovrana. Ricondurre problemi estremamente complessi a dei massimi sistemi è molto più semplice.
Ho letto che quanto successo a Parigi è una logica conseguenza dall’aver permesso di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche e dagli edifici pubblici.
Sorvolo su quanti identificano la radice del problema tout-court  alla permissività di questi anni riguardo l’immigrazione dal sud del mondo.
Peccato che si dimentichino le proporzioni bibliche di queste immigrazioni.
Alcuni mesi fa leggevo un articolo che spiegava come la facilità a trovare una risposta a un problema complesso è inversamente proporzionale alla conoscenza dettagliata dello stesso problema.
Semplificando e banalizzando: siamo tutti bravi a dare soluzioni definitive riguardo il debito pubblico ignorando totalmente le complesse regole di economia e finanza.
Non per niente siamo un po’ tutti i CT della nazionale di calcio.
La vera protagonista è Wanda, l’amica a quattro zampe. Il video non le rende vera giustizia.
Era lei che correva in avanti e indietro e ci aspettava mai spazientita, anche se più di una volta ne poteva avere motivo.
“Povero quel Dio che ha bisogno degli uomini per essere difeso”
Ieri sono stato zitto.
Non avevo nulla da dire, o per meglio dire, non avevo nulla di intelligente da dire.
Oggi invece scrivo per riportare due cose intelligenti trovate sul web: la citazione di apertura e l’immagine posta in chiusura.
Se la prima mi fa pensare che violenza umana non ha niente a che spartire col divino, la seconda ha concretizzato un pensiero che aleggiava nella mia testa per tutta la giornata.
Azioni come quelle di ieri provocano danni ai moderati di qualsiasi religione o orientamento.
Azioni come quella di ieri sono funzionali solo a chi ha la violenza nell’animo, di qualsiasi religione o orientamento.
Sono uscito da casa verso Calamosca, che nell’immagine mentale che mi sono costruito è come il giardino posteriore della classica casa americana.
Quello che sta davanti alla casa è quello bello, curato, col prato rasato alla perfezione; in poche parole scontato e noioso.
Invece Il giardino posteriore è quello più originale è un po’ selvaggio. Quello che ti può riservare delle sorprese.
Arrivato alla fine di viale Calamosca ho abbandonato la strada è ho preso il sentiero che sale verso la Sella del Diavolo.
Non l’ho fatto tutto, l’ho solo saggiato per un futuro prossimo.