Tre giorni di lavoro a Roma. Nella passeggiata pre cena con un collega ci siamo portati a casa un giro intorno a San Giovanni in Laterano .
E’ vero che il traffico è un casino, è vero che trovare un parcheggio è un incubo, è vero tutto, ma a dispetto di tutto ci torno sempre con piacere .
So di scrivere una banalità o di essere annoverato tra i tantissimi scopritori dell’acqua calda, ma avere uno smartphone in tasca ha vari vantaggi.
Diciamo che telefonare è un di cui e tra le funzioni più utilizzate c’è l’ascoltare musica e scattare fotografie.
Non che la cosa non fosse possibile in precedenza, la macchina fotografica esiste da tanto e dagli inizi degli anni ’80 è stato inventato il walkman. Ma non è la stessa cosa. Ora è un oggetto che in se è l’insieme delle varie cose e che viene normalmente portato in una tasca.
Della serie “Piccoli tropici di casa”, ovvero luoghi che in pochi conoscono ma che sono parte del tuo ambiente prossimo.
E’ un po’ come andare ad aprire quella porta che si è mantenuto sempre chiusa, che anzi neppure si sapeva che li ci fosse.
La Sella del Diavolo fa parte da sempre dell’immagine che il cagliaritano ha del Poetto, la spiaggia cittadina. E’sempre stata lì a delimitare l’inizio della spiaggia, a fare fa segnaposto, a sorvegliare dall’alto il porticciolo di Marina Piccola.
Ma appena dietro l’angolo, lungo il suo profilo nascosto, complice i vincoli militari che per anni ne hanno ostacolato la vista, c’è quello che si vede in foto.
A onor del vero c’è tanto altro, ma bisogna esplorare e andarselo a cercare.
Collochiamoci temporalmente nel 1985, nel periodo in cui la mia passione per l’informatica è all’apice.
Per casa passa il numero de Le Scienze che, in una sua rubrica di fondo dedicata alle curiosità matematiche, parla dell’insieme di Mandelbrot.
Fu amore a prima vista.
Amore spesso non corrisposto a pieno a causa dell’ineguatezza dell’hardware in possesso, dei linguaggi di programmazione utilizzati e dalla perizia del programmatore.
Ogni punto che viene visualizzato è frutto di una algoritmo che viene ripetuto più volte. Ogni volta prende in considerazione il valore ottenuto nel calcolo precedente (ricorsivo). Il calcolo viene interrotto quando il risultato tende all’infinito. Il colore viene attribuito in base a quante iterazioni sono state necessarie per arrivarci.
La parte centrale e nera è formata da quei punti per cui il risultato non tende mai all’infinito.
Scritto così il tutto può apparire estremamente noioso, ma non lo è.
Infatti quello che affascinanè che si può zoomare all’interno dell’insieme e trovare sempre nuove immagini, immagini che non sono altro che la rappresentazione grafica di una funzione.
L’unico vero limiti è la potenza di calcolo.
Qui si trova l’articolo apparso nel 1985, mentre una veloce ricerca su internet permette di trovare del software per esplorare l’insieme.
Giornata variegata.
Sveglia alle 6.30 per andare a correre per boschi sui Settefratelli.
Venti chilometri in 3h15′ con un dislivello positivo di 1500 metri circa.
Finito il giri, a casa a prendere la moglie per andare in spiaggia e godersi quello che rimane della stagione balneare che si sta per concludere.
Al pomeriggio, dopo aver pranzato, la pennica pesante è stata un obbligo.
Un un piccolo capolavoro del genere. Si tratta di una via di mezzo tra il religioso integralista e la teoria del complotto.
Gli ingredienti principali sono i poteri forti e in buona parte occulti e la religione vissuta come casta di eletti e martiri.
Il tutto potrebbe anche rientrare nella già citata rubrica “E chi se ne frega” se non mi venisse da pensare che realizzare manifesti e affissione è costato del denaro, denaro che qualcuno ha messo di tasca propria.
E’ finalmente venerdì.
Per uno come me che viaggia spesso non è raro che la giornata si concluda con un volo aereo che mi riporta a casa.
Il momento che mi fa dire sono rientrato è quando l’aereo in fase di atterraggio fa scorrere davanti a se la città .
Lo spettacolo parte dal colle di S.Elia che si affaccia sul mare e poi a seguire lo stadio, Bonaria, il porto con via Roma, il Largo e le due torri del comune e per concludere l’anfiteatro e Tuvixeddu.
E’ un tramonto preso da uno dei balconi di casa. Lo skyline invece è quello del quartiere Castello di Cagliari.
Cagliari in sardo è Casteddu, ovvero Castello. Era la città fortificata, quella che stava in cima a un colle circondata dalle mura. Un quartiere che ha dato il nome all’intera città .